Quando pedalando scorgete un canale, a cosa pensate? A me istintivamente lo sguardo corre ai suoi argini, che magari sono già – o potrebbero diventare – piste ciclabili. Deformazione “professionale”? Forse sì, ma è anche vero che, con i fiumi e i sedimi ferroviari dismessi, i canali sono tra le scelte più naturali per un percorso ciclopedonale. Ed è altrettanto naturale che chi va in bicicletta possa pensare a queste opportunità tutte da percorrere.
L’immagine del canale è adatta a descrivere il momento, piuttosto vivace, che questa estate ha riservato alla ciclabilità veronese.
Le elezioni di giugno hanno dato al Comune di Verona una nuova amministrazione. I primi contatti con i tre assessori competenti per le nostre attività (nelle prossime pagine potete leggerne un resoconto) hanno aperto un canale di comunicazione che percorreremo con più di una aspettativa, per rendere sostenibile una mobilità cittadina che (in un gioco di parole che sarebbe divertente se la cosa non avesse pesanti ripercussioni su qualità di vita e salute) da parecchi anni è immobile. Naturalmente le cose di cui parlare sono molte e non tutte semplici, e solo il tempo dirà se in questo canale l’acqua è destinata a scorrere o a stagnare; ma l’atteggiamento che abbiamo riscontrato, interessato e collaborativo, permette un’apertura di credito. Staremo a vedere.
Passando dalla metafora alla realtà, e dal centro città alla provincia, parliamo del canale raccoglitore sulla linea delle risorgive della media pianura veronese: una delle novità più recenti sono gli oltre 40 km della ciclovia delle Risorgive dal Mincio (Valeggio) all’Adige (San Giovanni Lupatoto). Si tratta di un’opera bella e importante per la mobilità intercomunale e il cicloturismo, che ha mostrato quanto la sintonia di diverse amministrazioni e il pregevole lavoro di un Consorzio di Bonifica che non pensa solo all’ordinario ma anche al miglioramento del territorio possano portare a un progetto di qualità e a grandi risultati; è uno schema virtuoso che cercheremo di riavviare nei mesi a venire anche per i progetti Verona-Ostiglia e Villafranca-Sorgà sugli argini di Tartaro e Tione.
Altri progetti finanziati a regia dalla Regione nella nostra provincia sono il prolungamento della ciclabile “Terra dei Forti” da Ceraino a Volargne, sull’alzaia della sinistra Adige col magnifico passaggio nell’ansa della chiusa (inaugurazione imminente) e la “Adige-Po Ovest” da Legnago a Bergantino lungo il Bussè (presto i lavori); ci sarà invece da attendere ancora un po’ per la ciclabile nell’entroterra gardesano da Albaré a Castion lungo la SP9. Di prossima apertura è anche – sempre nella cittadina lupatotina – la passerella ciclopedonale sulla diga ENEL, utile collegamento per i Paesi Adesanti e il parco di Pontoncello. Che dire? Dopo anni di stasi è una sequenza di realizzazioni che ci fa piacere, anche se restano da risolvere vari problemi di completamento e manutenzione lungo le principali direttrici cicloturistiche veronesi e venete. Il nostro intento sarà, per i prossimi finanziamenti, di riportare le scelte della Regione dall’opportunità politica al merito delle proposte, un’impresa non facile… ma confidiamo sul dialogo avviato con l’apertura del tavolo regionale sulla mobilità ciclistica.
Tra queste direttrici principali da completare, a noi veronesi sta particolarmente a cuore l’Adige. E, lo sappiamo, una delle interruzioni più serie della ciclovia dell’Adige tra il Brennero-Resia e la foce nell’Adriatico è proprio qui da noi, tra Boscomantico e San Giovanni: risolverla scioglierebbe un nodo nella mobilità della Verona metropolitana e nell’arrivo di migliaia e migliaia di cicloturisti l’anno verso la città, il sud della provincia, le spiagge del mare. Ed è allora con i canali cittadini dell’Adige (Camuzzoni, Marazza, Giuliari) che vorrei chiudere questo excursus attorno alla parola “canale”: se i loro argini, come accaduto col Biffis, fossero concessi dai gestori alla collettività per l’uso ciclopedonale, essi costituirebbero una soluzione bellissima e a portata di mano di questo problema, oltre a consentirci un viaggio in uno dei capitoli più interessanti della nostra storia recente, non quello che tra fine ‘800 e inizio ‘900 ha visto Verona reinventarsi da secolare città militare a nuova realtà manifatturiera e industriale. In tre parole, questo è il nostro progetto dell’Ecomuseo dell’Energia Pulita. Pensiamoci.
(da Ruotalibera 154 – agosto/ottobre 2017)