Le mille e una scusa
Sui social l’insulto gratuito e pesante è ormai la forma di comunicazione più comune.
Per scelta e per l’educazione ricevuta in famiglia non insulto mai nessuno, nemmeno se provocato. Al massimo mi permetto un ironico “Hai ragione!” agli insulti che riguardano le mie scelte politiche. Ma quando si parla di bicicletta mi salta la mosca al naso.
Un insegnante di scuola superiore, che dispensa perle di saggezza su Facebook, in un post in cui parla anche della situazione amministrativa di Verona, afferma: “… ambientalismo ideologico e poco pragmatico (i tempi di vita delle persone sono diversi da chi abita in centro e prende la bici, magari elettrica, fa più radical chic!)”.
Gli ho fatto educatamente notare che le sue osservazioni sono solo delle scuse pretestuose per giustificare l’uso indiscriminato dell’auto privata. Mi ha risposto, stizzito, dicendo che non avevo capito il senso del suo post e confermando che sono un radical chic. La discussione è continuata, ma senza risultato. Non solo il professore ha continuato a rincarare la dose, ma ha affermato che oggi una giovane coppia (ne ho due in famiglia) non ha la possibilità di acquistare biciclette costosissime, che lui ha visto in giro.
Dunque siete avvisati: quelli che vanno in giro in automobile in città sono soggetti giovani, hanno fretta perché devono andare al lavoro e sono così poveri che non possono permettersi di comprarsi una bicicletta, al massimo una o due auto.
Se andate al lavoro in bicicletta e non abitate in centro città, fate finta di essere del Duomo.
E, comunque, quando andate in giro con le vostre lussuose e-bike, abbiate l’avvertenza di staccare prima, dal manubrio, l’etichetta con il prezzo. Così il professore non lo vede.
(da Ruotalibera 180 – ottobre-dicembre 2023)
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