Una psichiatra… in gamba
Quel lunedì mattina di molti anni fa Carolina G., una ragazzona atletica dalle gote accese e il sorriso contagioso, era entrata nel nostro negozio per acquistare una bicicletta da donna azzurra usata. Una volta salita in sella aveva raggiunto la vicina facoltà di Medicina per seguire la sua prima lezione universitaria, ben decisa a laurearsi e specializzarsi in psichiatria.
L’estate precedente, seguendo il filo di vecchi racconti militari di mio nonno, avevo conosciuto casualmente suo padre, un piccolo impresario edile di Ala il quale a prezzo di notevoli sacrifici era riuscito ad aprire una trattoria nel minuscolo villaggio di Sega di Ala sui Monti Lessini. Al pari di molti studenti provenienti da altre province Carolina viveva a Verona dal lunedì al venerdì e passava i fine settimana a casa.
Un giorno che era in officina per una piccola riparazione le avevo fatto notare l’insolito consumo al battistrada degli pneumatici, incompatibile a mio avviso con il breve tragitto quotidiano fino all’università. Lei mi aveva rassicurato affermando che quell’usura era normale dal momento che ogni settimana andava e veniva da Ala in bicicletta per risparmiare i soldi del treno.
A quelle parole ero rimasto sbalordito, da quella cittadina trentina a Verona ci sono circa sessanta chilometri, non moltissimi, ma comunque piuttosto faticosi da percorrere in sella a una bici da passeggio, portando oltretutto sul portapacchi un pesante bagaglio di libri ed effetti personali. Alla mia ammirazione espressa per la performance lei aveva sorriso, dicendo che quella era solo la parte facile del viaggio spiegandomi che il venerdì pomeriggio al ritorno da Verona non si fermava a casa, ma continuava a pedalare fino a raggiungere Sega di Ala per dare una mano nel ristorante gestito dalla sua famiglia durante il week–end.
Chi ha qualche pratica della zona sa che per raggiungere quella località bisogna percorrere la Sdruzzinà, una delle più famose (e più dure) salite del ciclismo, dodici chilometri e ventuno tornanti senza respiro che, con una pendenza media del dieci per cento con punte del venti, portano dal fondo valle ai 1.239 metri di Sega di Ala. Nonostante ciò Carolina sosteneva di percorrerla tutti i venerdì in sella a una bicicletta da donna per giunta senza cambio di velocità.
Era molto difficile crederlo…
Per carità, pensavo che Carolina fosse sincera quando affermava di arrivare e tornare da Verona in bici ma ero fermamente convinto che a Sega vi arrivasse in automobile. La ragazza mi era simpatica tuttavia ero rimasto piuttosto infastidito da quella sua immotivata vanteria e dopo di allora l’avevo trattata con una certa freddezza. Nonostante questo mio atteggiamento Carolina continuava a mostrarsi cordiale e sorridente tutte le volte che la incontravo, rinnovandomi spesso l’invito a salire su da loro per assaggiare le specialità montanare che servivano.
Un giorno alla mia domanda se nel menù comparisse anche la polenta con i funghi, uno dei miei piatti preferiti, mi aveva risposto che ogni tanto c’era, ma se telefonavo me l’avrebbe sicuramente fatta trovare. Una domenica con mia moglie e mia figlia avevo deciso di accettare quell’invito, attratto in parte dalla gastronomia locale, ma anche spinto dalla perfida e poco onorevole intenzione di beccarla in loco sprovvista di bicicletta, sbugiardandola così clamorosamente. A tal fine, per non metterla sull’avviso, mi ero ben guardato dal chiamarla per prenotare come da sua raccomandazione, anche se con una certa preoccupazione per i funghi, che con tutta probabilità non avrei trovato.
La mia supponenza e la mia sicurezza si erano però immediatamente sgonfiate appena sceso dall’auto: la famosa bicicletta azzurra stava proprio lì davanti a me, appoggiata al muro della locanda dalla quale Carolina era uscita sorridente come al solito.
– Benvenuti! Fatto buon viaggio? Vista la bici? Sì… sì… l’ho vista…
– Non credeva che arrivassi fin qui pedalando non è vero?
– Ha ragione, come ha fatto a capire che non le credevo?
– Vede, non so se riuscirò mai a diventare una buona psichiatra, ma sono sicura di essere comunque un’ottima psicologa. A proposito, è capitato su il giorno giusto, come piatto principale abbiamo polenta con finferli e formaggio di malga, un’altra volta però è meglio se telefona!
Mia moglie non aveva potuto fare a meno di rincarare acidamente la dose. “Stronzo e pure fortunato.”
di Alfredo Nicoletti
(da Ruotalibera 178 – aprile-giugno 2023)
LA MICIDIALE SALITA DELLA SDRUZZINÀ
Passo delle Fittanze della Sega da Sdruzzinà è una salita situata in Trentino-Alto Adige. Inizia nella frazione di Sdruzzinà di Ala di Trento risalendo il ripido versante della Vallagarina attraverso una lunga serie di tornanti di pendenza costante attorno al 10% per circa 7 chilometri. Dopo 700 metri pianeggianti, passando da località Riondera, si affrontano altri 2 chilometri con pendenze del 15% e infine un altro tratto di un chilometro oltre il 10% medio. Dopo i primi 10 chilometri percorsi a livello delle più difficili salite europee, la strada si fa più dolce per 4 chilometri, fino ad addentrarsi tra i prati della Sega di Ala.