L’automobile è considerata il mezzo di trasporto più comodo che esista: permette di andare da un punto all’altro senza far fatica e in tempi molto rapidi. Chiaramente non sono l’unico ad usarla e, quando siamo in tanti, il rischio di trascorrere tanto tempo in coda, chiuso in uno spazio angusto, forzatamente seduto e in solitudine, è piuttosto alto. Ci sono due tipi di persone: quelle che non soffrono questa condizione e quelle che, come me, non la accettano e preferiscono sempre viaggiare con altri mezzi, per sentirsi più liberi.
Ho sempre lavorato in provincia, in grandi aziende situate in zone industriali: capannoni, grandi strade e aiuole dimenticate. Luoghi che ho sempre raggiunto in automobile, sia per la distanza (abito in città a Verona), sia per la difficoltà nell’arrivare a destinazione con mezzi pubblici in tempi ragionevoli. Ho sempre invidiato gli amici che, lavorando in centro, potevano raggiungere l’ufficio facilmente a piedi, in autobus o in bicicletta.
Finalmente con l’ultimo cambio di lavoro nel 2018 sono approdato in un’azienda molto vicina a una stazione ferroviaria ed ho subito capito che potevo arrivare in ufficio lasciando la macchina in garage. I treni erano abbastanza frequenti per l’organizzazione degli spostamenti e, poiché potevo godere della flessibilità in entrata e uscita, non ho mai avuto problemi di ritardo, eventualità che con i mezzi pubblici (come del resto in automobile) bisogna mettere in conto.
Alla mattina inizialmente arrivavo in stazione in autobus, ma dopo poco ho cominciato ad usare le biciclette in sharing di Verona Bike. Partivo da casa facendo una bella passeggiata fino allo stallo più vicino e in una ventina di minuti arrivavo a Verona Porta Nuova. Ovvio, in caso di maltempo, avevo sempre disponibile l’opzione autobus, ma con la bicicletta ero svincolato dagli orari fissi e, a seconda dell’umore della giornata, potevo scegliere che percorso fare. Mi piaceva cambiare e vedere alla mattina presto come si modificavano alcuni angoli della città con il passare delle stagioni.
Alla stazione di arrivo avevo un breve tratto a piedi, che però percorrevo rapidamente: in quel luogo, lungo una statale cinta da fossi in mezzo alla pianura padana (forse accogliente solo per le auto), purtroppo i pedoni erano unicamente di intralcio. Insomma, era piacevole usare mezzi alternativi, ma c’era qualche svantaggio.
La svolta è arrivata l’anno scorso, con un trasferimento di sede del mio ufficio. Il nuovo stabilimento, pur essendo un po’ più lontano dalla stazione, almeno è in una zona più adatta al passaggio di pedoni e soprattutto di ciclisti. Ho deciso allora di abbandonare la bici in condivisione per gli spostamenti a Verona e, avendo la possibilità di salire in treno gratuitamente con una bici pieghevole, ho acquistato un mezzo tutto mio.
Adesso il viaggio è perfetto! Parto direttamente in bicicletta, attraverso il centro, salgo in treno e riprendo a pedalare per l’ultimo chilometro. Così il risparmio economico è notevole (non ho spese di carburante e in famiglia possiamo permetterci di avere una sola automobile), la quotidianità è meno stressante (per quanto possa richiedere attenzioni l’attraversare la città in bicicletta, non è mai come viaggiare in autostrada nelle ore di punta) e pur facendo un lavoro d’ufficio non rischio di avere delle giornate totalmente sedentarie.
La cosa che apprezzo di più? Nelle calde giornate estive a fine giornata lavorativa sono contento di non dover chiudermi in una macchina che è stata parcheggiata al sole tutto il giorno, con il sedile e la plancia roventi. Via! In sella alla mia e-bike mi godo il vento fresco della sera!
di Nicola Rossini
(da Ruotalibera 179 – luglio-settembre 2023)
