Soci attivi: Simone Montagnoli
Oggi incontriamo Simone Montagnoli, 47 anni, impiegato, residente a San Giovanni Lupatoto.
È iscritto a FIAB dal 2013.
– Come ti sei avvicinato al mondo della bicicletta e alla FIAB in particolare?
Premesso che ho scoperto la bici piuttosto tardi, dopo i 20 anni, mi sono imbattuto nella FIAB per puro caso, durante una manifestazione. Ero stato incuriosito dal loro gazebo e dalle pettorine gialle indossate dai volontari. Mi ero fermato a parlare un po’ attratto da questo modo “non sportivo” di presentare la bicicletta . Prima di allora non avevo mai pensato alla bici come vero e proprio mezzo di trasporto, tutt’al più era il mezzo per l’uscita della domenica. Siccome sono di San Giovanni Lupatoto, ho contattato il referente locale, Alberto Bottacini, con il quale ho poi scambiato due chiacchiere.
– Ed è così che è scattata la voglia di impegnarti?
È stato un processo graduale: prima mi sono avvicinato alla sezione locale, la prima tessera l’ho presa nel 2013. Poi ho cominciato a partecipare a qualche uscita (al tempo cominciava a prendere forma il famoso Anello dei paesi adesanti) e all’organizzazione delle Bimbimbici. Ultimamente mi era venuta la curiosità di partecipare alla Ciclista Illuminato, la rilevazione invernale sull’uso delle bici tra i ciclisti urbani. Giorgio Migliorini mi ha chiesto di dare una mano e mi sono messo a fare le foto della manifestazione.
– Avevi avuto qualche altra esperienza associativa prima?
No nessuna.
– Cos’altro ti ha stimolato delle iniziative FIAB?
Il bike to work.
– Eppure lavori piuttosto lontano da casa, in Borgo Milano, è una bella tirata, o no?
Non direi. O meglio: io sono per prendere le cose con gradualità. Normalmente, da marzo ad ottobre, almeno un paio di volte alla settimana lascio la macchina in garage e vado a lavorare in bicicletta per un totale di 50- 60 tratte all’anno che rappresentano un toccasana per la salute, senti subito la differenza nel corpo. Da San Giovanni sono circa 11,5 km in andata e altrettanti in ritorno. In macchina ci impiego almeno 30 minuti, in parte spesi nell’affrontare il muro di traffico a Tombetta. In bici ne impiego soltanto 40. Sorprendente, vero?
– Che tipo di lavoro fai?
Sono un impiegato, e sto notando che altri colleghi che provengono dalle zone limitrofe stanno facendo altrettanto. Volendo, sul posto di lavoro abbiamo a disposizione anche degli spogliatoi per cambiarci.
– E come sono i collegamenti ciclabili con la città?
Negli ultimi anni San Giovanni Lupatoto ha fatto dei passi in avanti importanti per avvicinarsi alla città. Anche in paese abbiamo delle discrete infrastrutture. In realtà, passando per il Parco di San Giacomo, è quasi tutto percorso cittadino. L’ostacolo è più psicologico, di pigrizia. Pensi che 11 chilometri siano un’enormità quando invece basta una buona mezzora.
– In famiglia si usa la bicicletta?
Ho un figlio di 13 anni che usa la bici sporadicamente, non è ancora appassionato come il papà. È giusto che sia così, ha la sua età e altre priorità. Anch’io, del resto, come ho detto, l’ho scoperta tardi la bici, e non sarò certo quello che lo forzerà a farlo. Se ci sarà interesse lo scoprirà da solo. L’esempio ce l’ha.
– Sei soddisfatto dei risultati ottenuti dall’associazione?
L’associazione si sta muovendo bene dal punto di vista delle promozione della mobilità ciclistica. Nell’ultimo anno in particolare ha spinto su tanti interventi a partire dalle corsie ciclabili. Anche in città l’aria sta un pochino cambiando e noi abbiamo avuto una parte importante in questo cambiamento. Non tutto però viene subito. Bisogna avere pazienza e continuare ad insistere, ma resto fiducioso che piano a piano le cose andranno al loro posto e avremo sempre più spazio e considerazione per la bicicletta.
(da Ruotalibera 170 – aprile-giugno 2021)