Ciclista illuminato 2021: lo zoccolo duro dei “no-lux”
Problema culturale, serve educare bambini e adulti
Ogni anno ci sbattiamo la testa confidando nel miracolo, ma lo zoccolo duro dei ciclisti “no lux” che non si rassegna all’uso delle luci quando sulle strade scende il buio, è sempre lì a ricordarci che le iniziative periodiche come la nostra non sono sufficienti a cambiare da un anno all’altro una cultura e una forma mentale.
Nella serata di martedì 9 novembre i volontari FIAB posizionati a 4 dei principali varchi di accesso/uscita alla Città Storica (Ponte Nuovo, Ponte della Vittoria, Viale Piave, Castelvecchio) tra le 17:20 e le 18:50 hanno infatti contato ben 388 ciclisti “Completamente spenti”, ovvero privi di qualsiasi dispositivo di illuminazione, su un totale di 994 transiti. Una percentuale del 39%, sostanzialmente in linea con le rilevazioni del 2019 e del 2020 (confrontabili anche dal punto di vista del numero totale dei passaggi). Il resto dell’utenza monitorata si è ripartito in questo modo: 15% “Poco Illuminati”; 35% “Quasi illuminati” (tipicamente dotati di entrambe le luci ma sprovvisti di catarifrangenti ai raggi) e un altro 11% circa “Illuminati” o “Illuminatissimi”.
Eppure i risultati ci sono, solo che si fanno apprezzare su un arco temporale lungo, forse troppo: nella prime tre edizioni di Ciclista illuminato (2010-2011-2012) i completamente spenti erano praticamente sempre più della metà. Nelle successive tre edizioni sono scesi tra il 50% e il 40%, mentre nelle ultime tre edizioni la loro percentuale si è attestata appena al di sotto del 40% lasciando tuttavia intravvedere margini di miglioramento via via più piccoli.
È dunque evidente che la sensibilizzazione da sola non basta più, occorre accompagnarla da un’azione di educazione che coinvolga sia le giovani generazioni che gli adulti, prestando particolare attenzione ai cittadini di altra nazionalità che rappresentano una quota notevole di ciclisti.
È evidente come alle spalle ci sia un doppio problema culturale ed economico: investire 2-3 euro sulla propria sicurezza può essere forse (ahimè!) molto per chi stenta a trovare i soldi per mangiare, ma anche culturale perché per molti ciclisti nostrani e non questo investimento è una inezia. Qui ci troviamo davanti al solito problema della non percezione del rischio od indifferenza alle regole come quel padre con figlio di 7/8 anni circa, non certo indigenti, che abbiamo visto passare senza luci due volte in corso Cavour.
Del resto dovrebbe andare da sé: un’azienda, una scuola, un’amministrazione comunale o un ente pubblico che si impegni a promuovere la bici al suo interno o tra i cittadini dovrebbe dedicare un po’ di sforzi e di risorse anche per promuovere il corretto uso delle luci. Basta poco, se ciascuno fa la propria parte.
Ufficio Stampa FIAB Verona onlus