di Paolo Fabbri
Imparare dalla crisi

sabato 5 novembre 2011, di rigoberto

Si fatica a parlare di bicicletta con tutto quello che sta succedendo al nostro paese. Eppure “la crisi - dice Sofri, Repubblica 30.9.11 - è la migliore, forse la sola, occasione per proporsi seriamente una conversione del modo di produrre e di consumare, dei modi di vivere”. La crisi, sostiene fra l’altro, ci fa guardare con altri occhi “le automobili ferme che abitano le città e ne sfrattano gli umani”. Certo, dice ancora nel suo articolo che non parla solo di mobilità, “occorre coraggio per affrontare dentro la crisi l’idea di un altro modo di muoversi, di abitare…” Si avvicinano le elezioni. Forse non solo quelle amministrative. Speriamo che questo coraggio qualcuno lo dimostri e ce lo chieda. Se rivedere il nostro modo di produrre e di consumare - prima che di muoverci - presuppone una rivoluzione copernicana, chi va in Germania tocca con mano che un altro modo di crescere è comunque possibile. Infatti, se è vero che il PIL tedesco è quello che nel 2011 crescerà di più, è altrettanto vero che la Germania è il paese europeo che più di ogni altro si sta impegnando per la protezione dell’ambiente e del clima. Molte le prove: dalla rinuncia al nucleare, al rispetto della tabella di marcia dell’accordo “20/20/20” (entro il 2020 riduzione del 20% delle emissioni dei gas-serra; crescita al 20% del risparmio energetico e del 20% del consumo da fonti rinnovabili). In quel paese anche le politiche di mobilità vanno nella stessa direzione. Emblematico il fatto che, patria di grandi fabbriche di automobili, la Germania (dati Euromobility 2009) sia l’unico paese europeo ad aver diminuito, fra il 2003 e il 2008, l’indice di motorizzazione (il numero di automobili per 100 abitanti): i tedeschi nel 2008 ne avevano 52 ogni 100 abitanti, noi italiani (i peggiori in Europa) 62. Particolarmente significativo anche l’impegno assunto dalla Merkel (Ansa 30.05.08) di portare al 20% gli spostamenti in bicicletta in tutta la Germania entro il 2012. Queste scelte - anche queste sulla mobilità - hanno inevitabili ricadute anche sulla qualità della vita delle persone. A Berlino ho fotografato le biciclette dei bambini parcheggiate nelle rastrelliere accanto all’entrata di una scuola materna: i genitori ogni mattina accompagnano in bicicletta i loro piccolissimi. Poi proseguono, in bicicletta, per andare al lavoro… a Berlino! dove i ciclisti sono un’infinità e dove è normale incontrare, mentre girano da soli e sempre in bicicletta, anche ragazzini di sette o otto anni! Possono i nostri amministratori raccontarci che da noi tutto questo non è possibile per ragioni culturali. O magari sostenere, sfrontatamente, che ingorghi, inquinamento e sedentarietà sono il prezzo della modernità? Queste scelte non hanno ricadute solo sulla qualità della vita dei cittadini, ma anche sul loro reddito. L’arretratezza “automobile centrica” di chi ci governa ad ogni livello e l’incredibile successione di tagli che hanno colpito il trasporto pubblico locale e il trasporto ferroviario si traducono in una vera e propria tassa pesantissima sulla nostra stupidità. La crisi la renderà ancora più pesante e ingiustificata. A livello locale poco si può fare per contrastare i tagli delle varie finanziarie. Ma ci si può impegnare efficacemente per la mobilità sostenibile - “sostenibile” anche sotto il profilo economico - definendo una rete di corsie preferenziali che rendano più competitivo il trasporto pubblico. Progettando interventi seri a favore della bicicletta e dei pedoni. Soluzioni queste tutte a basso costo e ad alto rendimento. La crisi dovrebbe aiutarci e diventare, come dice Sofri, opportunità. Le elezioni sono vicine. Riusciremo ad ottenere impegni precisi da tutti i candidati? Basterà?